TOGLIETE GLI ASCIUGACAPELLI DALLE PISCINE! Appello ai gestori delle piscine

Ho già scritto che per capire gli uomini di oggi, e la loro crisi, basta entrare negli spogliatoi di una piscina ed osservare come essi si prendono cura dei loro corpi1.
In particolare, ho raccontato di come gli uomini utilizzino quegli asciugacapelli che sono appesi al muro e sono costituiti da un tubo snodabile della lunghezza di circa cinquanta centimetri: la stravaganza, chiamiamoli così, sta nel fatto che alcuni uomini non si limitano ad asciugarsi i capelli ma, afferrati due tubi contemporaneamente, scendono fino ad asciugarsi le ascelle e qualcuno arriva a riscaldarsi perfino i piedi!
Scrivevo che il mio stupore non si limitava alla sola domanda, “Ma l’asciugamano non asciuga più?”. Ciò che più mi colpiva era che questi uomini non sono assolutamente consapevoli che questo, come altri strumenti tecnologici, sono gran consumatori di energia elettrica che, per essere prodotta, necessita di costose materie prime e che ha come effetto collaterale la produzione di inquinamento. Una delle tante cose di cui ci lamentiamo e che tanto ci spaventa.
Motivi più che sufficienti per richiederne un uso parsimonioso e attento, aspetti questi di cui alcuni uomini di oggi, poco attenti alle conseguenze delle loro azioni sul pianeta che lasceranno ai loro figli, sembrano non curarsene.
A quel tempo pensavo di aver visto tutto di questo fenomeno, ma mi sbagliavo. E allora son qui di nuovo a raccontare pezzi di questa storia che dimostrano, non ho ancora capito se, la creatività o la follia dell’uomo.
Cominciamo da una nuova normale nuotata in piscina. Terminata la mia performance, rivestitomi dopo la consueta doccia, vado nella zona dello spogliatoio dove sono appesi al muro questi, oramai per me, “mitici asciugacapelli”.
Alla mia destra, vedo un cinquantenne che afferra due tubi e li appoggia sulla mensola posta sopra alla panchina su cui siamo entrambi seduti, direzionando le bocchette verso la propria nuca, mentre soddisfatto si infila i calzini. Che stratega, penso.
Mi giro e vedo una scena tragicamente buffa: immaginatevi un quarantenne vestito con camicia, cravatta e maglioncino, ma in mutande e ciabatte da mare!
Si siede sulla solita panchina appoggiata al muro dove sono appesi i soliti asciugacapelli e, preso, stranamente, un solo tubo, lo fa penzolare in modo che il getto d’aria calda arrivi perfettamente su una sua ciabatta appoggiata sulla panchina, inventando così l’”asciugaciabatta”. Poi, sedutosi e afferrato il secondo tubo (ah, mi sembrava strano!), inizia ad infilarlo, con calma e precisione, su ciascun dito del piede. Per asciugarli. Bene. Con cura. Il tutto, tenendosi il cellulare tra una spalla e la testa, conversando con un collega di lavoro. Creatività o follia?
Ho pensato che con questo ero veramente arrivato al fondo di questa storia. Ma mi sbagliavo nuovamente. Non sapevo che la vita in piscina mi stava regalando una nuova sorpresa.
A volte, per motivi di tempo, mi reco in una piscina più vicina a casa mia. In queste circostanze non ho mai avuto l’occasione di assistere a scene simili a quelle sin qui descritte.
Sono arrivato così alla conclusione che questo fosse riconducibile al fatto che in questa piscina non ci sono gli asciugacapelli con i tubi, ma i normali apparecchi che tutti noi abbiamo nelle nostre abitazioni. Sono i tubi quindi che, per qualche misterioso motivo, scatenano in alcuni uomini questi strani comportamenti.
Ma mi sbagliavo ancora.
La scorsa settimana, concluse nuotata e doccia, mi reco nello spogliatoio di questa piscina e vedo un ragazzo sui venticinque anni, completamente nudo che, davanti allo specchio, con la mano sinistra si tiene ben teso il pene che con attenzione e piacere asciuga con l’asciugacapelli afferrato con l’altra mano(è nato così anche l’”asciugapene”!).
Non credo ai miei occhi, ma mi devo arrendere: è tutto tragicamente vero.
Ora, di fronte a fatti del genere, continuo a pensare che non sia sufficiente né una lettura di tipo psicologico (sono narcisisti), né spiegazioni di tipo sociologico (è in aumento la % di narcisisti), né di tipo etico (il narcisismo è uno dei segni del relativismo dei valori).
Io continuo a pensare che vi sia una questione al contempo antropologica ed ecologica: qui è in gioco la sopravvivenza dell’umano e delle terra.
Che cosa spinge un uomo a scegliere di asciugarsi con un mezzo che consuma energia elettrica e quindi inquina, rinunciando così al piacere di una bella frizionata del proprio corpo, comprese le parti intime, con un normale e morbido asciugamano?
Ma potremmo chiederci allo stesso modo: che cosa spinge un negoziante ad accendere al massimo il riscaldamento del proprio negozio e poi lasciare aperta la porta? Che cosa spinge un uomo a tenere accesa l’automobile mentre sosta in attesa che transiti il treno e la barra del passaggio a livello si alzi?
Che cosa spinge questi uomini a tutto questo: creatività o follia?
Forse si tratta invece di totale sconnessione, di perduta capacità di connettere il piano personale con quello sociale, le proprie azioni quotidiane con le loro conseguenze sul mondo.
Forse il vero bersaglio della protesta e dell’indignazione di fronte all’attuale crisi non sono le politiche di austerity, bensì una cultura che ci ha fatto credere che potevamo avere tutto e consumare tanto, tantissimo, senza mai preoccuparci delle conseguenze di tutto questo sulla nostra e altrui umanità nonchè sulla nostra povera madre terra.
Ho paura che ne abbiamo di strada da fare per riconnettere tutti i pezzi.
Nel frattempo, lancio un appello ai gestori delle piscine: togliete gli asciugacapelli dai bagni e invitate i vostri utenti a portarsi l’asciugamano da casa. Magari utilizzate una strategia comunicativa, del tipo: “Asciugarsi con l’asciugamano è bello: ti fa figo!”. Forse vi ascolteranno.

1Tuggia M. (2011), Padre dove vai?, Armando Editore, Roma

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